Scene di briganti e legittimisti assassinati o fucilati
Catture, assassinii, fucilazioni: sono questi i temi della sezione che vuole ricostruire lo sviluppo violento degli eventi narrati. A partire dall’estate del 1861 il brigantaggio teramano progressivamente si esaurisce mentre si registra un fenomeno di espansione a tutto il Mezzogiorno delle insorgenze contadine. Lo Stato italiano fu costretto ad impegnare in questa lotta fino a 120000 soldati (pari a più di due quinti degli effettivi militari del nuovo Stato), più che nella guerra contro l’Austria del 1859. La guerra durò fino al 1866 e provocò più morti che in tutte le guerre del Risorgimento. Alla fine, più che la vittoria militare dello Stato, fu l’avvio della grande migrazione transoceanica a sgonfiare alla radice il fenomeno. Rimanevano sul tappeto, irrisolti, i grandi problemi strutturali che ne avevano determinato l’esplosione, di cui la classe dirigente risorgimentale, da Cavour in poi, aveva mostrato sempre grave incapacità di comprensione. Emblematiche, dunque, le immagini della sezione che permettono di cogliere nei singoli eventi trattati l’essenza di un fenomeno di grande importanza per la Storia d’Italia.