L’assedio della Fortezza di Civitella del Tronto
La Fortezza di Civitella del Tronto, posizionata al confine nordorientale del Regno delle due
Sicilie, è stato il più importante presidio militare borbonico degli Abruzzi destinato a sbarrare il
passo ad eventuali invasioni del Regno da nord. Costruita a circa 650 metri sul livello del mare, in
una posizione strategica, si sviluppava su una superficie di 25000 mq e risultava per dimensione la
prima d’Italia e la seconda in Europa; essa consisteva in una rocca, posta su uno sperone roccioso,
alla quale si accedeva mediante una ripida rampa portante alle prime fortificazioni murate, cingenti
tutta la fortezza fino al vertiginoso strapiombo.
La fortezza era qualificata Piazza d’armi di seconda classe ed era giuridicamente equiparata ad un
Reggimento del Regio Esercito borbonico. Nel settembre 1960 le roccheforti di Pescara e L’Aquila
si erano arrese, con lo scioglimento delle guarnigioni, alle nuove autorità istituzionali facenti capo a
Garibaldi.
Fin dal 9 settembre la Fortezza di Civitella era in stato d’assedio e lì giungeva l’eco degli
avvenimenti che, in quegli stessi giorni, riguardavano la sopravvivenza del Regno delle Due Sicilie.
Le tre pitture a olio rievocano alcuni momenti salienti dell’assedio: l’arrivo nel settembre del
1860 della gendarmeria borbonica, l’attacco nei pressi di Santa Maria dei Lumi (Civitella del
Tronto) a un plotone del nono battaglione dei bersaglieri da parte dei Regi e dei Legittimisti e il
bombardamento della fortezza.