di Viriol D’Ambrosio e Marina De Carolis.
Arte e Letteratura, Storia e Musica, Filosofia e Giurisprudenza: Fulvia Celommi amava ogni Scienza, mostrando interesse per ciò che scaturiva dall’ingegno e diveniva “Sapere”.
Ella amava la Conoscenza. Tutta la sua vita, infatti, di donna forte quanto gentile e premurosa, colta e ferma nei princìpi morali quanto amorevole, fu dedita alla cultura ed all’amore verso il prossimo e la natura.
Fulvia Celommi nacque a Teramo, il 16 agosto del 1923, da Gino Celommi, ingegnere Capo del Genio Civile, e da Ebe Recchia, musicista[1]. “Celommi” è un cognome conosciuto soprattutto lungo la costa teramana; Fulvia, infatti, era la nipote di Pasquale Celommi (Montepagano, Te, 1851- Roseto degli Abruzzi, Te, 1928), il pittore rosetano che dipingeva il suo mare, la sua gente e il duro lavoro dei pescatori con una spiccata aderenza al vero, la cui maestria fu tale da guadagnargli l’epiteto di “pittore della luce”[2], poiché la luce caratterizza le sue opere e poi quelle del figlio Raffaello (Firenze 1881- Roseto degli Abruzzi, Te, 1957). Pasquale Celommi, durante il suo soggiorno fiorentino, aveva sposato Giuseppina Giusti, la nipote del poeta Giuseppe Giusti.
La famiglia di Fulvia Celommi respirava dunque cultura, vivendo immersa nell’arte, e lei, dalla più tenera età, non poteva che crescere nutrendo un amore profondo per il sapere. L’impegno e lo studio la condussero alla laurea che conseguì all’Università “La Sapienza” di Roma, per intraprendere poi la carriera di insegnante di Lettere. I suoi molteplici interessi spaziavano dalla politica alla filosofia, dall’arte alla letteratura, dalla musica alla pedagogia. Ma Fulvia non si fermava allo studio approfondito o alla ricerca di tutto ciò che potesse interessarle. Ella scriveva, annotava, divulgava …. Numerosi infatti sono i suoi articoli e testi, scritti con dedizione assoluta, moltissime le lettere e gli appunti.
Al fine di onorare l’alto profilo della poliedrica ed appassionata studiosa, la “Fondazione Pasquale Celommi ONLUS”[3], tesa a promuovere la cultura e il fare artistico, renderà omaggio alla donna, all’intellettuale, alla professoressa Fulvia Celommi pubblicando i suoi scritti, editi ed inediti. L’intento è appunto quello di non dimenticare, anzi far conoscere la sua attività culturale che ha lasciato un significativo segno nella cultura della sua città e che conserva notevole affezione in tutti coloro che l’hanno conosciuta ed amata. La pubblicazione, articolata in quattro sezioni, mira ad indagare l’ammirazione di Fulvia per l’arte di suo nonno Pasquale Celommi e dei pittori teramani, l’interesse per Dante Alighieri, l’amore per la natura, l’ecologia, il paesaggio ed infine lo studio dei filosofi.
Fulvia Celommi osservava, studiava ed esaminava le opere del nonno e di altri pittori teramani, tanto che decise di porre le basi per la costituzione di una fondazione dedicata all’illustre pittore rosetano, nonché all’arte e alla cultura in genere: nacque proprio da lei l’intento di creare la “Fondazione Pasquale Celommi ONLUS”, di cui aveva precisato le finalità in uno scritto del 1998: “Ho formulato da molti anni il vivo desiderio di realizzare una fondazione che, senza fini di lucro, contribuisse a promuovere la cultura nell’Abruzzo teramano e, possibilmente, oltre questo confine.
Aspetti e configurazioni di ordine logistico hanno determinato difficoltà che, peraltro, avrebbero potuto essere sormontabili assai prima di oggi.
Il tempo trascorso senza realizzare questo mio desiderio costante è valso, però, a definirlo nei particolari, a configurarlo nei suoi aspetti costitutivi e nelle sue finalità in maniera sempre più precisa. La testimonianza e la riprova di questa mia determinazione attraverso gli anni può essere desunta da due atti giuridici da me realizzati nel passato […] al fine di destinare la villa Capuani, da me acquistata in data 2/2/1980 e ubicata in Torricella Sicura, esclusivamente a manifestazioni culturali […] .
Queste premesse rispondono alle mie ferme intenzioni di realizzare tutto un processo culturale che, coinvolgendo l’arte di Pasquale Celommi e l’eroismo di Mario Capuani[4], promuovesse, soprattutto nei giovani, l’amore e la ricerca dei più alti valori umani.
La fondazione, da me perseguita durante il corso per lo meno di undici anni, deve rispondere ai seguenti criteri: dovrà configurare una Istituzione preposta ad attuare alcuni miei ideali diventati punti fermi e meta irrinunciabile della mia vita trascorsa tutta nella ricerca delle basi e degli enti culturali finalizzati alla realizzazione dell’umanità dell’uomo desumibile soprattutto dalla ricerca dei più alti valori etici, sociali, estetici. […]
Sono stati questi i criteri meditati per lunghi anni che mi hanno condotta a perseguire questa finalità anche attraverso le due Istituzioni da me promosse: “Associazione Mario Capuani” e “Associazione Pasquale Celommi” le quali, per altro, senza una sede specifica e, soprattutto, senza un vero e proprio patrimonio non hanno potuto avere concreta realizzazione. Le finalità e i programmi che le caratterizzavano, a distanza di anni, configurano ed esprimono, ancora immutati, gli scopi, le intenzioni, gli ideali perseguiti e da perseguire in quella struttura abitativa che ancora oggi custodisce tante memorie che in quel luogo potranno riproporre e configurare i più alti valori morali.
Oggi, più di ieri, quella villa costituisce un luogo nel quale memorie e cimeli continuano a scrivere una storia illustre che tocca ed esalta vari campi del sapere e realizzano nella molteplicità, varietà, complessità delle istanze conoscitive, la sintesi dei vari saperi indirizzati e volti a formare la sintesi complessa e risolutiva della cultura. […]
Oggi quel complesso riveste un altissimo valore storico non solo per essere una delle rare testimonianze di un linguaggio architettonico illustre oggi desueto, ma anche perché fu luogo di nascita e di attività professionale e sociale del medico martire, medaglia d’oro della resistenza, Mario Capuani. […]
Dovrà essere questo l’impegno culturale dell’Istituzione che desidero realizzare e che, per conseguire tale scopo, dovrà essere delineata come segue: innanzitutto dovrà essere configurata in sintesi e in simbologia potente le finalità statutarie che essa persegue. Coloro che lavoreranno in questa istituzione dovranno avere come finalità ineludibile del loro lavoro lo stesso principio che la pone in essere: la costruzione della persona umana.
Una tale finalità scaturisce oltre che dalle mie esperienze professionali, dalle accezioni culturali più qualificate in ogni momento del processo storico. Lo sostiene Eraclito quando afferma che il carattere dell’uomo è il suo destino ed è il valore che permane nel flusso eterno del divenire: l’essere nell’esistere. Veniva colta con questa affermazione l’unità che ferma e decide, nello scorrere incessante del tempo nel vivere e del vivere nel tempo, l’essenza dell’uomo realizzandone l’umanità. […]”[5]
La Fondazione però vedrà la luce solo nel 2007, due anni dopo la sua morte. Come è possibile leggere nel testo scritto di suo pugno, l’intento della professoressa Celommi era quello di stabilire la sede dell’istituzione nella Villa oggi denominata Capuani-Celommi, da lei acquistata e già proprietà dell’eroe e medico Mario Capuani.
Ma l’attività culturale di Fulvia trovò espressione anche in altri ruoli: quale Vice Presidente del Centro Abruzzese Ricerche Storiche di Teramo organizzò convegni e pubblicò scritti[6]; acclamata Presidente della Società “Dante Alighieri”, Comitato di Teramo, realizzò convegni, dibattiti, concerti e mostre[7], mossa dal grande amore che nutriva per il Sommo Poeta; in qualità di Presidente della sezione teramana di “Italia Nostra”, combatté, con piglio ecologista, in difesa dei valori naturalistici, storici ed artistici, documentate sono le sue azioni mirate a salvaguardare la città di Teramo dall’invasione del cemento.
Per realizzare la sua idea di umanità affrontò ostacoli immani, sottoponendosi a sacrifici personali e rifiutando sempre, con grande dignità, facili onori e ricche prebende. Non accettò mai le visioni ristrette e localistiche, tese ad autocelebrazioni sterili e dannose.
La testimonianza culturale del proprio territorio, da lei intercettata negli aspetti più specifici e qualificanti, era vista infatti in un’ottica più ampia, all’interno di tendenze nazionali ed internazionali, secondo l’idea di appartenenza al “cosmo”.
Umanista attenta, aveva compreso che è sempre l’uomo a muovere i fili della conoscenza, sempre l’uomo a trasferire nel futuro i suoi valori. Fulvia analizzava gli scritti di Letteratura, Filosofia e altre scienze in questa chiave, mossa dall’amore verso il prossimo, che esternò anche in veste di crocerossina durante i suoi anni verdi e, soprattutto, nella sua lunga attività di insegnante, svolta nel segno del dono di sé, in una esistenza in linea con il suo pensiero. Ella vedeva il futuro negli occhi dei suoi cari studenti ai quali, pur apparendo austera, rivolgeva parole tenere e materne, poiché sapeva coniugare autorevolezza e dolcezza.
Quegli stessi allievi, nella circostanza dell’avvio al sonno eterno, così la ricordavano con infinito affetto: “La dipartita silenziosa della cara prof.ssa non annullerà l’armonia con il suo spirito, grande anima bella dai nobili affetti che, nel compimento di un eterno presente, continuerà ad essere forza trainante nel campo culturale, nell’impegno per le conquiste civili, nel promuovere il tessuto sociale nelle molteplici ricerche in ogni campo del sapere, nel fervore conoscitivo dei suoi allievi, nell’infinito paesaggio interiore della sua anima…che solo amore e luce ha per confine”.[8]
[1] Sandro Melarangelo, Saluto alla salma di Fulvia, in www.fondazionecelommi.org, 17 settembre 2005. Qui l’artista definisce la madre di Fulvia Celommi “eccellente pianista di nobile famiglia teramana”. In una lettera indirizzata ad un’amica (datata 20 settembre 1984) la stessa Fulvia scrive che la madre era una concertista.
[2] Molti sono gli articoli e i libri che nel corso del secolo appena trascorso hanno dedicato spazio all’arte del celebre pittore di Roseto degli Abruzzi (TE) come molte sono le mostre che hanno ospitato le sue opere. Ricordiamo in questa sede due libri che hanno trattato la vita e l’opera di Pasquale Celommi: Giorgia Calisti, Pasquale Celommi. Tra arte e fotografia, Edizioni Noubs, Chieti 2007; Luca Luna, Pasquale Celommi. Il pittore della luce, Collana Rotariana di Cultura “Ricerche e Documentazioni”, Teramo 2008.
[3] “La Fondazione Pasquale Celommi ONLUS non ha fini di lucro ed è Istituto di cultura teso ad esaltare i valori morali, etici ed estetici dell’uomo. Essa, nel perseguire esclusivamente finalità di utilità sociale, svolge attività di promozione, di formazione, di ricerca e di studio nel settore della cultura, delle arti figurative e non figurative e della comunicazione in generale. In particolare opera per la tutela, la promozione e la valorizzazione del patrimonio artistico e storico. La fondazione, altresì, cura lo sviluppo della conoscenza di artisti dell’ottocento e della prima metà del novecento. Nel suo ambito di competenza, la Fondazione svolge attività sussidiaria a quella statale, nell’ambito di competenza, apportando quelle capacità umane, intellettuali e pratiche, filosofiche e tecniche che rendono la sua missione propulsiva ed efficace.” (dal sito www.fondazionecelommi.org)
[4] Mario Capuani, medico pediatra ed eroe e martire della lotta partigiana, nato a Torricella Sicura (Teramo) il 19 giugno 1908, ucciso a Bosco Martese il 28 settembre 1943, insignito, il 15 settembre 2005, della Medaglia d’oro al merito civile per il contributo dato alla Resistenza. Tra i fondatori del Partito d’azione teramano, proponeva la zona di Bosco Martese come roccaforte di resistenza partigiana, dava così inizio alle attività belliche che si concludevano con la liberazione di Teramo, il 17 giugno 1944. Catturato dai nazisti la notte del 27 settembre 1943 ed invitato a collaborare ed a fornire i nomi dei compagni d’armi, opponeva deciso rifiuto e veniva trucidato con un colpo di pistola alla nuca (www.anpi.it/donne-e-uomini/mario-capuani/).
[5] È possibile leggere integralmente la stesura delle finalità elaborate da Fulvia Celommi per la costituzione della Fondazione sul sito dedicato alla fondazione stessa, www.fondazionecelommi.org.
[6] Notevoli sono i saggi: L’arte di Pasquale Celommi in Atti del Quinto Convegno, L’Abruzzo e il Teramano nella seconda metà dell’ ‘800, Centro Abruzzese Ricerche storiche – Teramo, Montorio al Vomano 29 giugno 1980, pp. 207-212; Artisti teramani dell’800, in Aprutium, Organo del Centro Abruzzese di Ricerche storiche- Teramo”, a. IV, n. 3, 1986, pp.60-62.
[7] Tra i tanti eventi si ricordano: la mostra “L’Inferno di Dante. Nel segno di Sandro Melarangelo”, dal 23 maggio all’8 giugno 1994 presso l’Istituto Magistrale “G. Milli” di Teramo e la conferenza-dibattito “Quale personaggio vide e conobbe Dante?- Proposta di una nuova esegesi” (in merito al verso 59-60 del canto III dell’Inferno “Vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto”) del 19 maggio 1997, con il Centro Celestiniano de L’Aquila.
[8] Gli allievi e il Centro studi V. Filippone – Thaulero di Roseto degli Abruzzi, in un manifesto, scritto dalla ex allieva prof.ssa Claudia Ettorre, affisso in occasione della morte avvenuta, a Giulianova, Te, il 15 settembre 2005. Tratto dall’articolo di Giancarlo Falconi, Addio a Fulvia Celommi, farfalla curiosa e nobile, in “Il Cittadino”, n° 45, p. 9.